Margherita Delpiano
Poesie, scritti (1986-1989)
Presentazione e coordinamento editoriale : Maria Silvia Caffari - Prefazione di Beppe Mariano
Edizione Il CARAGLIESE
Fotografia di Giuseppe Luccarelli
Sessantasei anni fa nascevo
lassu' alla "Vola" Quegli occhi Quegli occhi Piu' tardi ti avvicinavi
a me, Quegli occhi che ormai
sono spenti Di quell'acqua che dissetar
ti poteva, Il nero vestito Come eri soave Fanciulletta In Chiesa ancor grazia
acquisivi Come avrei voluto Il grigio vestito Quel grigio vestito Te lo toglievi L'indomani Quei due vestiti L'abito nero L'abito nero In chiesa Lo guardavo A casa Sapeva Il tempo remoto per quell'abito Soltanto piu' i tuoi vestiti Soltanto piu' Mi parlano Gridai il mio In tanto Seppi che Padre, Troppo giovane mi hai
mandato a servitore. Madre, dal fondo della
via, piangeva Passando davanti alla
scuola, Un magone mi é
salito alla gola, Padre, Con il fagottino dei miei
stracci legati Al Padre Tu che ti sentivi incombrante
in ogni cosa, Il nostro colloquio sol
avveniva Padre, troppo presto ti
ho veduto La polenta Curva al focolare La man tua Prepotente si fa il bastone Soddisfatta della forma
desiderata La macchia te li rende A man le ciotole Tu rasserenata a tal visione l pascolo In fondo all'aia A lor ti rivolgevi con
voce gentile. La tua voce si faceva
sgarbata Con " l'arma in man
" partivi per domarli Con " l'arma in man
" li minacciavi Tu potevi beatificarti Margherita, a sinistra, ed Anna Ad Anna Quel tuo muco Quel muco asseccato I nostri compagni Passato é mezzo
secolo Ti confesso Ad Anna II Anna eri bella Da sotto l'ala del cappello L'ombra pennellava Nelle serpeggianti viuzze . Or sedute vicine con tante
rughine Ad Anna III L'infanzia ormai lontana Anna A Pietro No, tu non vuoi ancora
lasciare Il fratello Giovanni (Pietro)
Giovanni (Pietro) Il comignolo fuma Da lungi vedo il comignolo
fumare Il comignolo piu' non
fuma Dolce povertà Dolce povertà Come erano amorose le
tue mani I nostri visi attenti Si spegnevano i tizzuoli Ampio si faceva il grembo
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Canto fanciullo Bimba gracile crescevo Delicate le mie braccine In gramaglie e inconsolabile Sull'alto piano, a stento Solo occhi tenevi Ridiscendendo il pendio Or ti addoloravi L'autunno si annunciava La domenica in chiesa Per risparmiare Scendeva la notte Or già ti sorpassavo Un' aurora mi trovo' già
donna Dimenticata imbianchivi
L'alba radiosa Il fior della tua pianta Sempre più bianca
Di te ti eri scordata A quell'ombra, Madre, con tutto il moi
amore Quel grembiulino La fontana piccola Quel gocciolio Diritta, madre, Tanta speranza vedevi Il ruscello Cantava il ruscello Ti vedo, mamma, I buoi Ai buoi troppo pretenziosi Odiavo quelle lunghe corna per vederti sciupata Il catechismo Tutte le mattine I rintocchi della messa Gli ultimi rintocchi Il tuo lungo passo Nella penombra della chiesetta a capo basso nel banco Tu tanto pregavi Da tanta grazia ero toccata. Dietro te rincasando
All'amica Roberta Il tiglio é in fiore
esala un dolce odore Tutte le estati I primi giori Corriamo lungo i sentieri
Siedi alla mia parca mensa Nella tua bella casa Nel confronto della mia
vacca Quante scalate Fanno capolino Tacito si fa il tavolino Tuo padre segna Arde la legna nel camino Sento allontanarsi le nosri
voci. Il carretto colmo di valigie Le nostri voci hanno L'asino va piano Marena ancora si volta Tu svolti all'angolo Ora la tua casa é
vuota In questa aria Anche allora era Maggio. Ero
giovane, vestita di straccetti andavo a pascolare, era l'ora perché
il cucolo sui monti cantava. ____________________________________ ....Io ti guardavo quelle
ciglia ancora folte, ancora nere. Ancora pareva che alle volte tu fossi
molto giovane, ancora Partigiano, che da Rittana scendevi a trovarmi al
Burgiacu dove io pasturavo la vacca, le capre e O partigiano, bel partigiano..... (seduto, Valentino) _________________ Era Settembre 1945
Valentino
Valentino Alla Signora Il berretto civettuolo Il berretto civettuolo Or ammagliante Quel berretto civettuolo Trent'anni dopo Le ciocche ancora rosse Il pioppo é l'eguale Rinnovammo con gioia
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Voci
Care voci tornate a cercarmi
ognuna é al posto caro
e nell'ora giusta
nell'aria ferma
soffusa di profumi
tornate in un giorno di primavera
Tempo remoto
Sbiancate le voci
del tempo remoto
si perdono
con il lamento
del vento
Ombre
Ombre melanconiche
avvolgono la vite
spoglia.
Foglie morte
giacciono ai suoi
piedi
coprendoli di mistero
di silenzio
Odor di paglia
Odor di paglia
nelle narici
corpo adolescente
su un letto sciancato
In queste ore cupe
mi tornate alla mente.
Non vi ho mai cosi' possedute,
cose passate.
Giovanna, Roberta, Adrien, Notu, Anna e la figlioletta Yvette, Marraine, Antonio e Pinotu (fotografia Giuseppe Lucarelli)
Porcili dell'infanzia di Margherita (Fotografia di Giuseppe Lucarelli)
Marraine, Giovanna, Roberta, Adrien, Peppino
Margherita, Adrien, Roberta, Giovanna, ?, Marraine (fotografia Giuseppe Luccarelli)
?, Giovanna, Adrien, Anna, Roberta, Marraine (fotografia Giuseppe Luccarelli)
fotografia Giuseppe Luccarelli
La processione a S. Anna
Giovanni (Pietro), Virginia, la mamma di Virginia, Margherita, Rosi (la madre)- fotografia Giuseppe Luccarelli
Giovanni (Pietro)
Anna al centro, alla sua destra il padre ed il fratello Giuseppe, alla sua sinistra ma madre e la sorella Caterina
Pinotu, Mariett, amica che ritroviamo nella "Tabacchiera" e la loro figliola
Lo zio e la zia dell'America colla nonna materna
Lo zio e la nonna dell'America |
Margherita DELPIANO
Presentazione di Maria Silvia Caffari
Margherita Delpiano é nata il 7 aprile 1921, a Sant'Anna di Bernezzo, nella Borgata Porcili. Vita contadina al ritmo delle stagioni, in un mondo quasi isolato dalla storia ma immerso nella natura.
Margherita frequenta la scuola fino alla terza elementare. E' una bambina delicata a cui non sfugge nulla di cio' che la circonda, per lei é sempre tempo presente in cui assorbire il piu' possibile dalla vita e dai rari libri che ha fortuna di leggere.
Un giorno, mentre é al pascolo conosce un giovane partigiano Valentino Dalmazzo Giordanengo, sceso giu' da Rittana. E' il 1944, Valentino viene tutte le sere a trovare la sua bella Margherita, una ragazza minuta, gentile, speciale, con i capelli rossi e tante lentiggini, che Valentino mai aveva visto prima. Incominciano le prime visite alla famiglia di Margherita, a mamma Rosa e al fratello Giovanni, che lei nelle poesie chiameà Pietro.
Speciale Margherita anche in questo : sia nelle poesie sia nei diari, tutti i nomi di famiglia sono stati cambiati, forse per discrezione, e forse - chissà - già presagendo che qualcuno oltre lei stessa avrebbe letto i suoi scritti. Margherita e Valentino si sposano il 1 settembre 1945. L'avventuroso viaggio di Nozze a Milano in quel povero dopoguerra, viene raccontato con elegante ironia nei diari. Stupisce come la felicità della giovane sposa conviva con la sofferenza per la separazione dalla madre, alla cui bellezza fisica e spirituale Margherita dedica tante poesie. I giovani sposi vanno ad abitare sulla collina di Monserrato.
Tra il 1946 e 1947 nascono le due figlie Rosanna e Marilena.
Da Monserrato scenderanno a Borgo San Dalmazzo, dove Margherita vivrà, al sesto piano di un palazzo, in un appartament vicino a sua figlia. Margherita legge e scrive, quasi tutti i giorni ; i i ricordi sono suoi compagni, amici fedeli, ed é sorprendente come riesca a conciliare, sia pure faticosamente, doveri casalignhi con il bisogno dello spirito di raccogliersi, conoscere, contemplare ed esprimersi. La scrittura per Margherita significa tutto questo ; il tavolino multiuso é la zattera di salvezza sospesa sull'infinità des suo cielo interiore, e come la poetessa russa Marina Cvetaeva, Margherita dedica al suo tavolino di scrittura une bella affettuosa poesia.
L'infanzia é l'isola dei sogni ricorrenti, l'étà piu' bella vissuta in semplice povertà, ma ricca di affetti e di tanta natura in ogni suo aspetto. Nostalgia ? Non é esatto : gli scritti di Margherita non sono classificabili come letteratura della nostalgia, di cui abbiamo oggi troppi esempi nei tanti scritti del ricordo, i piu' a perdersi nel rimpianto del tempo passato, per incapacità di vivere il presente. Mai autocompiacimenti, mai automatismi di autocommiserazioni, per gioie e dolori vissuti, l'intelligenza di Margherita controlla con serena ironia ogni emozione, e disegna con le sue semplici ma mai banali parole, tanti piccoli mondi, (piccoli ?), con storie capaci di tener testa alla Storia.
Margherita amava già da piccola leggere, avere tra le mani un libro era il soddisfarsi di un grande desiderio : i libri, i classici del pensiero, della letteratura, quando le sono passati vicini, lei non li ha guardati passare, li ha afferrati, ne ha trattenuto pagine che sono state alimento alla sua anima gigante ospitata in un corpo minuto. Margherita sembra essere stata toccata da una grazia particolare, quella di saper vedere oltre le apparenze.
A questo dono speciale, risponde sviluppando le sue capacità innate con perseveranza e fervida partecipazione alla vita in tutte le sue incombenze e intemperie. Cosi' Margherita sa scrivere di tutto, del bello e del brutto, della felicità e dell'infelicità, di storie personali e di storie del mondo in cui vive (molte pagine del diario registrano avvenimenti contemporanei : viaggi del Papa, terremoti, guerre, attentati....), e sempre c'é partecipazione e un sorriso che salva, autorizza la speranza, e motiva fede nel Signore, a cui Margherita rivolge parole poetiche di ringraziamento. Eppure sono molti, e sono fedelmente annotati, i momenti di dolore, di smarrimento, di ribellione, fino al margine della disperazione. Poi, fantasmi benevoli attraversano le stanze poco illuminate di Margherita che ora non puo' piu' leggere e scrivere perché i suoi occhi si sono ammalati
Gli amati trapassati allungano gentili le loro ombre. Margherita li riconosce e, rassicurata, a loro dedica ancora poesie con la mente.
Da molto tempo conosco e amo le poesie di Margherita, da quando ne ho letto alcune pubblicate si "Il Caragliese" (già negli anni 80). E, mai ho abbandonato la speranza di vederle pubblicate.
Ora, grazie a Hulot, associazione culturale vicina alla civiltà alpina, e al giornale "Il Caragliese", si realizza quello che sembrava soltanto piu' un sogno.
Sono stupita e felice. Margherita é la prima ad essere stupita, e stupiti sono i suoi famigliari, all'inizio perfino increduli, quasi fosse extraordinaria, immotivata e impensable tanta attenzione alla scrittura di Margherita Delpiano, la piccola signora, mamma e nonna, che non esce mai dalla sua casa, ormai da molto tempo.
La sottoscritta ringrazia tutti quelli che hanno reso possibile questa pubblicazione.
Maria Silvia Caffari
Prefazione di Beppe Mariano
Margherita lunga vita
Un diario in versi in lingua italiana e piemontese, che accompagna la già lunga vita di Margherita e ne scandisce i momenti memorabili degli affetti. A cominciare dalla madre, il cui ricordo é ricuperato vivamente tra i tanti risvolti della loro giornata contadina e montanara. La ricorda filare la lana, adoperare rocchio e fusetto, rimestare la polenta nel paiolo ("la dolce povertà fatta di polenta e castagne") e perfino alla cerca delle pulci sul suo corpicino di "bambina fragile".
Ora la rievoca piegata sul rio a lavare panni, ora "serva ai buoi e alla terra" che la rendevano "sciupata e curva" (per questo Margherita ricorda l'odio che provava per i buoi che sembravano pretendere di farsi accudire, neanche fossero dei grandi padri).
La bambina segue la madre tante volte "carica della sua gerla" nei castagneti, nei viottoli della loro vita. La segue con grande semplicità, in tante occasioni, secondo il proposito di scrivere di lei, che Margherita si é data sin dall'inizio del diario. Allo stesso modo ricorda se stessa bambina, dare e ricevere affetto dai suoi animali che la impegnano nella pastura : la vacca Rosa e la capra Bianchina.
Si vede piangente perché il suo pollo rosso é stato dalla mamma sacrificato per qualche ricorrenza familiare. Ammira i canarini cantare felici nonostante sia una sola foglia di insalata loro concessa.
Ama il cane, Mir, bel riccioluto, benché sia invaso dalle pulci. Già, le pulci....la loro presenza é costante nella casa e negli animali : dalle loro piccole cacche alle macchie che lascaiano nelle lenzuola, agli eritemi che ne derivano sul corpo di lei bambina.
Le pulci sono forse citate per la prima volta in poesia senza pregiudizio moralistico, giacché sono natura e fanno parte della vita e come tanti hanno... diritto di asilo. Anche la mosca ha tanta parte del suo diario. Talvolta la invoca addirittura giacché "una mosca sola fa poesia, molte fanno disordine". A tal proposito, é apprezzabile la coraggiosa sensibilità della seguente annotazione : "....aspetto la mosca che ritorni. In questi giorni prenderà freddo e verrà a svernare con me
Vieni vieni mia moschina, tu sporca e noiosa, io vecchia e odorosa, ci faremo compagnia".
Margherita passa poi a ricordare felicemente il padre (molto bella é la poesia a lui intitolata) nella cui grande mano la piccola sua si sentiva protetta. Rievoca infine e il marito. Ricorda la sua vanteria di presentarsi a lei come comandante partigiano ; ma sopratutto ricorda di averlo amato quando ha infine ammesso di esse un seplice partigiano.
Lo rievoca mirabilmente mentre scende, come diceva Beppe Fenoglio, dalle sue arcangeliche alture, fino al pendio tranquillo della sua pastura con Rosa e Bianchina, controllati con diligenza da Mir.
Forse non era mai successo, o perlomeno raramente, che una sensibilità poetica si soffermasse su esseri umani e animali (anche i piu' minuti, o i piu' infimi) annotando di volta in volta il loro intrinseco rapporto tra uguali.
In effeti, la vita di campagna, quella che Giovannino Pascoli tanto esalto', cogliendola tuttavia da letterato super partes, essa é qui descritta non già per mezzo di una ricerca metrica compressa, ma spontaneamente ; non già da un osservatorio privilegiato, ma dal suo esser dentro la vita contadina stessa con la sua primordialità e i suoi sentimenti basilari.
Anche l'assunto da cui Margherita é partita, quello cioé, di "colorare la vita perché non sia troppo amara", la pone al riparo dai crucci intellettualissimi del pensiero negativo.
I suoi versi semplici e ingenui rappresentano, nella estenuata complessità della cultura in cui viviamo, una benvenuta rinfrescante sorgiva : dove si puo' ancora fiduciosamente bere al modo contadino di una volta, con le mani in coppa, come mio padre stesso mi insegnava.
Beppe Mariano
Articoli parsi nel Caragliese del 27/05/2010 : Maria Silvia Caffari e Carlo Luigi Torchio :aprire il formato pdf
Articolo di Carlo Luigi Torchio parso nella "Guida" del venerdi' 25 giugno 2010
"Sul settimanale "La Guida" c'era il mio nome fra i vincitori del Premio "To' Almanach". Non credevo ai miei occhi tanto ero stupita. Al 3 dicembre ci premieranno. Sarà l'occasione della Fiera fredda. Non so se osero' andare, ma se ci penso, si', andro', hanno mica premiato le belle.... Altrimenti non ci sarei stata fra le premiate. (14.10.89)
Album di famiglia
La madre, Rosanna e Margherita
Rosanna e Marilena
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Marilena, Daniela Rosanna
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Marilena e Daniela |
Marilena e Rosanna |
Manoël, Rosanna, Gilbert, Marilena, Annie |
Fabien, Rosanna, Margherita, e nipoti della "Signora" Foto di sinistra Margherita e la Signora Alda a "Dramunt" |
Tutta la tribu' a Porcili |